In data 29 settembre, una rappresentanza di alunni, autorizzati dal Dirigente Scolastico Dott. Franco Murano ed accompagnati dai proff.ri: S. Benevento, G. Cavallo e A. Pingitore, si reca presso la Parrocchia S.Giovanni Battista di Mirto, per assistere ad una tavola rotonda, conclusiva di alcune giornate che il Parroco Don Giuseppe Ruffo ha voluto dedicare al ricordo del Beato Pino Puglisi, cui dedica un monumento ed intitola il campetto di calcio adiacente l’Oratorio.
Al tavolo dei relatori erano presenti oltre al Parroco, il Sindaco Avv. Antonio Russo, la Dott.ssa Rachele Donnici, Dirigente dell’Istituto Comprensivo di Crosia, la Prof.ssa Rosaria Cascio, allieva di Don Puglisi, docente e scrittrice e S. E. Mons. Giuseppe Satriano, Arcivescovo di Rossano Cariati. A coordinare gli interventi la giornalista Dott.ssa Marianna De Luca. In platea un vasto pubblico rappresentato da parrocchiani, studenti, autorità religiose e civili provenienti da più parti..
Dagli interventi emerge in modo chiaro e significativo la figura di Don Puglisi che, cosi come citato da Don Giuseppe Ruffo sulla locandina predisposta per l’evento, viene ribadito a chiare lettere il ruolo svolto dal beato: “è stato sacerdote esemplare, dedito specialmente alla pastorale giovanile. Educando i ragazzi secondo il Vangelo vissuto, li sottraeva alla malavita e cosi questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo. In realtà però è lui che ha vinto con Cristo risorto”.
Don Giuseppe Puglisi, meglio conosciuto come Padre Pino Puglisi o 3P (Palermo, 15 settembre 1937-Palermo 15 settembre 1993), è stato presbitero ed educatore, ucciso da “Cosa Nostra” il giorno del 56° compleanno, a motivo del suo costante impegno evangelico e sociale. Il 24 maggio 2013 è stato proclamato beato ed è stato il primo martire della Chiesa, ucciso dalla Mafia. Nato a Brancaccio, quartiere periferico di Palermo, dopo aver intrapreso l’attività sacerdotale ed aver ricoperto incarichi in varie diocesi, il 29 settembre 1990 venne nominato parroco a San Gaetano, nel quartiere Brancaccio di Palermo, controllato dalla criminalità organizzata e qui iniziò la lotta antimafia di Padre Puglisi. Egli non tentava di portare sulla giusta via coloro che erano già entrati nel vortice della mafia, ma cercava di non farvi entrare i bambini che vivevano per strada e che consideravano i mafiosi degli idoli, persone meritevoli di rispetto. Egli infatti attraverso attività e giochi, faceva capire loro che si può ottenere rispetto dagli altri anche senza essere criminali, semplicemente inseguendo i propri valori. Don Puglisi tolse dalla strada ragazzi e bambini che, senza il suo aiuto, sarebbero stati risucchiati dalla vita mafiosa, e impiegati per piccole rapine e spaccio. Il fatto che lui togliesse giovani alla mafia fu la principale causa dell’ostilità dei boss, che lo consideravano un ostacolo. Decisero cosi di ucciderlo, dopo una lunga serie di minacce di morte di cui Don Pino non parlò mai con nessuno. Le ultime parole di don Pino prima di essere ucciso furono: un sorriso e poi un criptico”me lo aspettavo”.
Significativa la testimonianza della prof.ssa Rosaria Cascio che attualmente insegna lettere in un liceo di Palermo, ma è cresciuta nei gruppi giovanili di P.Puglisi ed è impegnata ora a far conoscere le opere ed il metodo del sacerdote, presso le scuole e gruppi parrocchiali in tutta Italia. In un’ accattivante esposizione evidenzia: l’uomo, il sacerdote, l’animatore vocazionale, il pedagogo, il maestro.
“Era un uomo sereno nell’affrontare le varie situazioni quotidiane: saggio nelle conversazioni fraterne e le scelte pastorali, prudente nella molteplicità dei rapporti umani, rispettoso degli altri e giusto verso i diritti di altre persone, forte di animo di fronte alle difficoltà e in particolare di fronte alle intimidazioni che gli venivano dal difficile contesto parrocchiale ove esercitava il suo ministero. Povertà, umiltà, purezza, erano le caratteristiche salienti del suo stile da innamorato di Cristo. Lo diceva pure ai suoi collaboratori a Brancaccio: quando parlate ai ragazzi dovete far vedere che siete innamorati del Signore altrimenti non vi capiscono, non vi seguiranno. Il suo metodo di predicazione è stato centrato sulla S. Scrittura. Don Puglisi ci sapeva fare con i giovani. Aveva per essi un rispetto spontaneo, sapeva farsi uno di loro con semplicità riuscendo sempre a dare con discrezione innata, ma con autentica sapienza pedagogica, il colpo d’ala che orienta gli insegnamenti dei giovani.
L’Arcivescovo Mons. G. Satriano concludendo sostiene che Don Puglisi rappresenta il modello di vita sacerdotale e di educatore a cui guardare. Va ricordato per l’impegno di educatore delle coscienze, in particolare delle giovani generazioni, nell’affermare la profonda coerenza tra i valori evangelici e quelli civili di legalità e giustizia in un percorso di testimonianza per la dignità e la promozione dell’uomo. Ecco perché occorre tenere viva la figura di Don Puglisi, soprattutto quale “educatore della legalità”. La sua vera missione è stata quella di educare i giovani alla legalità. In un suo scritto, infatti, diceva : “E’ importante parlare di mafia, soprattutto nelle scuole, per combattere contro la mentalità mafiosa. Non ci si fermi però ai cortei, alle denunce, alle proteste. Le parole devono essere confermate dai fatti”.
A conclusione dei vari interventi, la platea viene invitata a portarsi all’esterno della Chiesa per procedere alla benedizione del monumento- stele e del campetto di calcio, che Don Giuseppe Ruffo ha voluto dedicare a Don Puglisi, ad opera di S.E. l’Arcivescovo, con immensa gioia dei ragazzi presenti. Credo che la giornata odierna sia stata una giornata importantissima per gli alunni dell’ITE, i quali hanno potuto assistere ad un’autentica lezione di legalità, fatta non solo di parole, ma di esempio concreto da parte di un uomo che ha saputo coniugare i veri valori cristiani nel rispetto della dignità umana.
Serafina Benevento